Gli emisferi cerebrali: tra neuroscienze e spiritualità

Articolo scritto il 13 settembre 2012 nella categoria Scienza, Spiritualità | icona Commenti 1 Commento

emisferi cerebrali

E’ sensato essere scettici riguardo le affermazioni delle neuroscienze. Quando si legge, ad esempio, che scanner cerebrali hanno trovato il “luogo dell’amore” tra le pieghe della materia grigia, si tratta probabilmente di un caso di neuromania, per usare un termine coniato dal neuroscienziato Raymond Tallis.

Tuttavia, le neuroscienze hanno un certo peso nel dibattito pubblico. Considerate attentamente, offrono spunti riguardo a ciò che è l’essere umano. Anche se spesso quello che scopre, a una seconda lettura, non assomiglia così tanto a nuove intuizioni, ma a vecchie conoscenze autorevolmente riformulate in modo scientifico. Questo è particolarmente vero quando si tratta di questioni riguardanti la spiritualità.

Un fenomeno cruciale in questo caso è la lateralizzazione cerebrale: l’importanza del fatto che il cervello non è simmetrico. I due emisferi sono strutturalmente, fisiologicamente e psicologicamente diversi. Vedono il mondo in due modi differenti.

In realtà, sostiene Iain McGilchrist nel suo libro “Il maestro e il suo messaggero”, è meglio pensare ai due emisferi come a due personalità. Spesso ha più senso chiedersi a cosa ogni emisfero assomiglia, piuttosto di come funziona.

Si tratta di una scoperta con implicazioni profonde per lo studio della spiritualità. Penso che il libro di McGilchrist si rivelerà cruciale nel rinvigorire la spiritualità di un’epoca che vede con diffidenza la ricerca religiosa. Altri sembrano pensarla allo stesso modo. Il mese scorso l’arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, ha ospitato un seminario privato con McGilchrist per discutere le implicazioni del suo lavoro.

L’ interpretazione dei due emisferi come due personalità viene da Roger Sperry, il neuroscienziato che ha vinto il premio Nobel per il suo lavoro di ricerca sulla divisione del cervello. L’emisfero sinistro ama la precisione. Il suo scopo nella vita è quello di manipolare, inquadrare, dividere. Cerca la certezza e la raggiunge attraverso la costruzione di mappe di ciò che comprende della realtà, anche se queste ultime nascono con la limitazione intrinseca di essere astratte dal mondo reale. Sono comode finzioni.

L’emisfero destro invece ha la capacità di fare collegamenti e di costruire comprensione. E’ il tipo di personalità a cui piacciono le possibilità e le novità. Scopre il mondo dilettandosi in modelli, ma è anche in grado di rimanere disinteressato riguardo alla natura delle cose. Questa “capacità negativa”, per usare l’espressione di Keats, gli consente di essere pronto all’ignoto e, quindi, più in contatto con la realtà. Può vivere con ciò che non può capire.

Perché due emisferi, e non un solo cervello? In breve, perché abbiamo bisogno di entrambi i tipi di attenzione per sopravvivere. L’attenzione più ristretta dell’emisfero sinistro supporta la capacità di controllare il mondo. Quello destro possiede invece l’abilità di mantenere un aperto, costante coinvolgimento. Se il sinistro aspira a rendere propria la realtà, il destro è recettivo. Se il sinistro concettualizza attivamente, il destro resta in attesa. Entrambi si trovano in una tensione creativa. Uniscili e ottieni la brillante capacità, ad esempio, di fare un passo indietro dalla realtà, pur rimanendo parte di essa; di mantenere una distanza dalle cose senza separartene. Tutto ciò deve avere un enorme vantaggio evolutivo: anche altri animali, infatti, hanno la mente divisa. Grazie a questi salti da destra a sinistra e viceversa, l’esperienza umana si fa profonda. Diventa tridimensionale. La non-continuità della coscienza di sé è il risultato dell’abbracciare la volontà dei due emisferi.

Ecco, dunque, una prima “scoperta” che coincide con le tradizioni spirituali, in quanto questa è esattamente il tipo di consapevolezza promossa in pratiche come la meditazione intuitiva. La presenza mentale, come è noto, coltiva la capacità di essere consapevole dei propri pensieri e sentimenti. Come l’autore del Visuddhimagga scrisse 1600 anni fa: “La prima realizzazione dell’intuizione è che i fenomeni contemplati sono distinti dalla mente che li contempla… egli può, attraverso una maggiore intuizione, avere una chiara comprensione di questi processi duali…”.

E ‘importante sottolineare la necessità di entrambi gli emisferi per tale piena consapevolezza, mentre si è tentati dal riduzionismo ad associare semplicisticamente il sinistro con la razionalità e il destro con le emozioni. McGilchrist tiene a sottolineare che è proprio tale divulgazione della lateralizzazione del cervello che ha quasi rovinato il soggetto per la scienza seria. Come ha detto in un suo recente discorso: “Poi c’è stata una pubblicità della Volvo su una macchina rivolta alla parte destra del tuo cervello. Ecco. Da allora in poi, nessuno scienziato che si rispetti si è tornato a toccare l’argomento”.

Essere “orientati mentalmente a destra” non significa essere spirituali. La verità è che la più grande realizzazione spirituale sta sul filo del rasoio tra intuizione e discernimento. Hai bisogno di entrambi per equilibrare ciò che Wittgenstein chiamava il “dire” e il “mostrare”. Si tratta di un secondo tema centrale presso gli scrittori di spiritualità. Dionigi l’Areopagita, per fare un esempio, poneva l’accento su un tale approccio binoculare quando osservava: “La tradizione dei teologi è duplice, da un lato ineffabile e mistica, dall’altro manifesta e più conoscibile… l’ineffabile si intreccia con quello che può essere espresso. L’una persuade e contiene in sé la verità di quello che dice, l’altra offre e fonda l’anima con Dio attraverso iniziazioni che non insegnano nulla”. L’unione degli emisferi destro e sinistro non potrebbe essere espressa in termini più precisi.

Un terzo argomento riguarda l’importanza del corpo. “La pratica spirituale, quando è più efficace, è sempre incarnata” spiega Fraser Watts, che dirige un gruppo di ricerca sulla cognizione incarnata presso l’Università di Cambridge. “La gente prega con il proprio corpo e la propria mente”. Perciò per approfondire il tuo rapporto con il divino, un direttore spirituale non dovrebbe consigliarti di contemplare “prove” dell’esistenza di Dio, ma di andare in pellegrinaggio, partecipare a liturgie e rituali, o introdurre nella tua vita struttura e disciplina.

Questo ha più senso quando si realizza che l’emisfero destro è collegato al corpo più profondamente. Entrambi gli emisferi hanno connessioni sensoriali e motorie con il lato opposto del corpo. Ma mentre il sinistro crea mappe, il destro si carica di una sensibilità riguardo al corpo che è intimamente legata alla vissuta esperienza affettiva. E’ responsabile delle connessioni empatiche ed emotive con gli altri e col mondo. E’ la sorgente di quel sentimento di espansione, incerto e significativo – che nel campo teologico è la via verso Dio. Quindi, come l’autore di “La nube della non-conoscenza” insiste, la nube è trafitta da un “dardo di desiderio d’amore”, non dall’intelletto.

Ci sono molti altri punti di contatto tra la scienza e lo spirituale, ma uno in particolare cattura la mia attenzione. Riguarda il modo in cui i due emisferi comunicano; questo è un problema perché parlano lingue molto diverse. Il gap è colmato in gran parte dai processi di inibizione di una struttura nota come corpo calloso. E questa qualità inibitrice è affascinante, perché implica che l’emisfero sinistro può accettare solo quello che il destro ha da offrire, e viceversa, mediante un processo inconsapevole riguardo a ciò che assume come vero. Deve arrendersi e accettare una nuova, sconvolgente e inaspettata visione delle cose. Collegandosi al mondo spirituale, si potrebbe dire che questa maniera di comunicare è una sorta di via negativa. Citando di nuovo l’autore di “La nube della non-conoscenza”, quando scrive di come Dio possa essere colto: ciò che è noto deve essere “coperto da una nuvola di dimenticanza”.

Nel suo libro McGilchrist raduna prove atte a dimostrare che l’emisfero sinistro è molto abile a sopprimere le intuizioni prodotte dal destro. Quindi, un’epoca che non riesce a comprendere la ricerca spirituale come la nostra, potrebbe essere affetta da una condizione nota come “polarizzazione dell’utilizzo emisferico”. A livello culturale la parte sinistra ci ha, per così dire, imposto la sua visione del mondo.

Questo spiega il motivo per cui si sostiene spesso che le neuroscienze dimostrino che siamo esseri puramente materiali, e che la coscienza è un delirante sottoprodotto di “carne caricata elettricamente”. Ma probabilmente la verità è esattamente l’opposto. Per dirla in parole povere, una cultura innamorata delle concettualizzazioni dell’emisfero sinistro si fida delle neuroscienze, perché fanno appunto parte della scienza. Quello che, forse, si sta appena cominciando a notare, è che la scienza si sta sottilmente disfando della visione del mondo che aveva tanto sposato in passato.

Liberamente tradotto da markvernon.com


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