Perché ti è difficile realizzare i propositi per l’anno nuovo

Articolo scritto il 17 gennaio 2013 nella categoria Curiosità, Sviluppo Personale | icona Commenti 1 Commento

Quest’anno, hai giurato, sarà diverso: perderai finalmente quei chili di troppo, finirai quel corso di laurea, otterrai quel nuovo lavoro, pulirai il garage… Eppure, i fantasmi delle risoluzioni passate (mai portate a termine) tornano immediatamente a perseguitarti.

La maggior parte dei buoni propositi per l’anno nuovo falliscono. Ho il sospetto che questo sia dovuto ad una combinazione di perfezionismo, ambivalenza, e di scarso investimento. Ecco come superare questi ostacoli così da avere qualcosa di diverso da raccontare riguardo al 2013.

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Il perfezionismo non è, come molti credono, avere standard elevati, ma (1) impostare traguardi irraggiungibili, e (2) punire duramente sé stessi per non averli raggiunti. “Se non perdo 10 chili, sarò brutta e grassa”, è la dichiarazione di una perfezionista, così come “Se non mi laureo quest’anno, è solamente dovuto alla mia pigrizia”.

Perdere peso o finire un corso di laurea sono sfide difficili, ma i perfezionisti tendono a renderle ancora più ardue, non facendo nulla per supportare il cambiamento lavorando sul contesto e sulle loro abitudini. Così, chi vuole mettersi a dieta pensa di poter perdere peso mentre prepara ancora alla sua famiglia piatti ad alto contenuto calorico, allo stesso modo la persona laureanda è convinta di farcela nonostante lavori 50 ore a settimana. Questi sono perfetti esempi di mania di grandezza, un tratto-chiave del perfezionista che lo porta a pensare che ciò che è arduo per gli altri sia facile per lui. Altre caratteristiche di un perfezionista sono la dicotomizzazione (il pensare in bianco o nero, valutando i propri progetti un pieno successo o un fallimento totale, senza via di mezzo), la rigidità (che porta a ripetere le stesse inefficaci soluzioni più e più volte), una sopravvalutazione dei risultati a scapito del processo e del riconoscimento esterno al posto di quello interno, ed infine una super-identificazione con il proprio lavoro (che trasforma i presunti errori in fonte di profonda vergogna).

I due problemi principali con il perfezionismo sono: (1) che fissa obiettivi irraggiungibili, e (2) crea una paura sabotante di fallimento. La gente di solito reagisce alla paura cercando di sfuggire da ciò che li spaventa, e il metodo che la gente usa per fuggire dai loro propositi perfezionisti è la procrastinazione. In questo modo la risoluzione non viene mai portata a termine.

L’opposto del perfezionismo è un atteggiamento mentale che chiamo oggettività compassionevole: un’attitudine flessibile, realista, terrena, che si concentra sul processo e sulle ricompense interne. Anche i non-perfezionisti creano obiettivi ambiziosi, ma fissano piani ragionevoli per raggiungerli, cambiando spesso anche le loro abitudini per sostenere il loro successo (chi si mette a dieta può convincere gli altri a cucinare, il laureando può ridurre le sue ore di lavoro). I non-perfezionisti inoltre si concentrano nel riconoscere e costruire i loro successi piuttosto che biasimare perennemente sé stessi per i (percepiti) fallimenti.

Se vuoi superare il perfezionismo, è necessario che tu comprenda il posto che occupa nella tua vita e nei tuoi pensieri. Prendi nota dei tuoi comportamenti legati ad esso, e magari discutine con un terapeuta, coach, o un altro professionista. Poi, pratica l’obiettività compassionevole in tutti i settori della tua vita, e vedrai come gradualmente diventerai una persona più tranquilla, felice, di successo.

Passiamo ora all’ambivalenza, la condizione di avere due o più obiettivi che entrano in conflitto. Anche poca può sabotare i tuoi progressi ed è per questo che è probabilmente il tuo più grande ostacolo al successo, accanto al perfezionismo. Se una parte di te desidera disperatamente perdere peso, mentre un’altra parte di te pensa che la perdita di peso sia una finalità banale o inutile, ti trovi in una situazione complicata. Entra in gioco l’ambivalenza nella stessa maniera se, per esempio, una parte di te crede che non hai il diritto di chiedere ad altri di aiutarti, o che non dovresti investire troppo tempo e denaro nel perseguimento del tuo obiettivo.

Al di là dei conflitti circa gli obiettivi in sé stessi, è possibile anche avere conflitti sullo stesso successo, senza che ce ne si renda conto. Tutti i successi comportano cambiamento: frequentemente il passaggio da un’esistenza relativamente semplice e facile, ma limitante, a un’esistenza più piena e soddisfacente, ma anche più complessa ed impegnativa. E il cambiamento comporta quasi sempre una perdita. Se aspiri a perdere peso per esempio, potresti dover rinunciare ad un comodo stile di vita sedentario e passivo, a favore di uno più attivo e dominato dalla forza di volontà. Dovrai per lo meno impegnarti a investire molto più tempo, energia, e pensieri nell’alimentazione e nell’esercizio fisico.

Non fraintendermi: c’è sempre un senso di perdita, doloroso, nel lasciare alle spalle le confortevoli vecchie abitudini – anche quelle nocive. C’è anche paura, rabbia e risentimento nel doverlo fare. Credo che una certa riluttanza ad affrontare queste emozioni spiacevoli sia, per molte persone, un grande ostacolo nascosto sulla via del successo.

Per superare l’ambivalenza, è necessario prima sapere che esiste. Tieni un diario e fai uso dell’introspezione per scoprire tutta la gamma di motivazioni e sentimenti che orbitano intorno al tuo obiettivo. Dal momento che ci è stato insegnato a subordinare le nostre esigenze agli altri tendiamo a non conoscerci a sufficienza; tenere un diario può aiutare a ottenere chiarezza non solo su quelle che sono le tue priorità, ma anche su ciò che si vuole e si ha il diritto di perseguire. Non c’è nulla di male nel perseguire il tuo benessere, soddisfare le tue esigenze, lottare per la tua felicità (naturalmente di modo che non porti svantaggio o danno ad altri).

Dopo aver lavorato sul tuo perfezionismo e sull’ambivalenza, non ti resta che investire su te stesso. La prima cosa in cui dovresti investire sono delle guide, dovresti averne almeno una per ogni obiettivo impegnativo e importante della vita professionale e personale.

Cerca di ottenere i migliori maestri possibile, in quanto questi posseggono un’esperienza e un sapere maggiore rispetto alla media, e hanno spesso contatti interessanti. Si può avere la fortuna di trovare un mentore di alto livello che sia libero di seguirti, ma se hai la possibilità di pagare per un buon tutoraggio, dovresti prendere la cosa in considerazione. Anche piccoli investimenti ripagheranno molto.

Oltre a ciò, investi in corsi, strumenti (in particolare in tecnologia che può aiutare a lavorare più velocemente e in modo più efficace), e nella comunità. La scienza emergente di ciò che Tina Rosenberg chiama “pressione positiva dei colleghi” sostiene l’idea che il nostro successo si basa in gran parte sulla nostra comunità: circondati di gente ambiziosa, di successo, gente non-perfezionista con un sano atteggiamento positivo, ed è probabile che qualcosa di straordinario succederà nel 2013, e oltre.

Guarisci dal tuo perfezionismo, risolvi le tue ambivalenze, e investi su te stesso: questi tre passi potrebbero trasformare il tuo anno nuovo!

Liberamente tradotto da psychologytoday.com


  1. andrea scrive:

    bellissimo articolo.Complimenti.

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