Articolo scritto il 20 luglio 2012 nella categoria Humor, Musica | 1 Commento
Voglio parlarti di un comico e cantante di Brooklyn che ho scoperto recentemente: Reggie Watts. No, non si tratta del cugino nero di Caparezza, anche se è il primo accostamento che viene naturale fare data la somiglianza della folta chioma.
Nasce in Germania nel 1972 da madre francese e padre afro-americano, dopo qualche anno la famiglia si trasferisce definitivamente nel Montana (Stati Uniti). Sembra che all’età di 4 anni sia vissuto con la famiglia anche in Italia. Avendo il padre arruolato nell’aviazione americana e spedito spesso nelle basi europee, ha avuto modo di vedere molto del vecchio continente ed assorbirne la cultura ma soprattutto la lingua.
A questo proposito, noto che spesso il talento si esprime in persone con genitori di origine mista: mi viene in mente Bob Marley ad esempio, che aveva origini inglesi da parte di suo padre. Azzardo anche un parallelismo con gli animali, in particolare i cani: i cosidetti “bastardi” sono, nella media, più intelligenti e umani dei cani di razza. Questi ultimi, restando “puri”, mantengono comportamenti impulsivi e istintuali.
Fin da bambino R.W. è immerso nel mondo della musica; prende lezioni di pianoforte dall’età di cinque anni, frequenta un Istituto di Arte, studia Jazz, e inizia a collaborare con numerose band del panorama musicale di Seattle. Diventa il frontman del gruppo Maktub, con il quale registra cinque album.
Intorno ai trent’anni inizia a cimentarsi con spettacoli da solista, utilizzando il Line 6 DL4 Delay Modeler, un pedale per effetti che nasce come strumento per la chitarra. Reggie però, che già lo utilizzava con il suo gruppo, trova il modo di impiegare questo strumento in maniera personale: da solo o unito ad altri strumenti digitali, il Line 6 viene usato per creare dal vivo interi pezzi musicali.
Registra inizialmente la base in beatbox, “cantando” le percussioni. Poi aggiunge al ritmo altri strati, come i piatti o qualche melodia; quando è tutto pronto e in loop Reggie parte con il cantato. E’ senz’altro questa la sua arma migliore: la prima volta che lo ascolti ti accorgi che non hai di fronte solamente un comico, ma un personaggio più complesso. Ma non finisce qui, perché agendo come un dj la sua voce registrata viene poi da lui “modellata” attraverso i vari effetti forniti dai suoi strumenti digitali (come il riverbero o il flanger), tutto dal vivo.
Vengono alternati pezzi cantati a discorsi. E’ proprio l’abilità di mischiare humor, doti canore, e capacità di sorprendere che caratterizzano questo originale artista. Il suo obbiettivo è quello di “disorientare” il pubblico in modo eclettico e surreale.
A mio avviso il suo più grande talento, tuttavia, è l’improvvisazione. Tutti i suoi spettacoli infatti non sono preparati, Reggie sale sul palco e lascia parlare il suo flusso di coscienza.
Improvvisa discorsi spassosi, per esempio inscenando la parodia dei “conferenzieri”: imita la serietà di chi parla a una platea seria ma allo stesso tempo la mette in ridicolo, perché i suoi discorsi non hanno senso logico. L’effetto finale è però esilarante, e non può non divertire. Fantastici anche i suoi cambi improvvisi di lingua o di tono di voce, o quando simula l’effetto di un microfono che non funziona.
Una delle sue migliori performance (che è anche quella che m ha permesso di conoscerlo) è il suo intervento al TED. In dieci minuti puoi farti un’idea del personaggio e della sua poliedricità: trovi il video a questo link.
Ha pubblicato un cd/dvd di debutto chiamato “Why $#!+ So Crazy?”‘ con la Comedy Central Records nel maggio 2010. L’ultimo album è intitolato “Reggie Watts Live at Third Man Records”, ed è uscito in vinile in edizione limitata nella primavera del 2011. E’ spesso ospite di trasmissioni televisive e dal 2007 si è cimentato anche in ambito teatrale con spettacoli sperimentali insieme all’amico Tommy Smith.
Penso sia raro vederlo esibirsi in Italia, principalmente per il problema della lingua; occorre infatti un buon inglese per cogliere la comicità del suo parlato. Sono convinto però che anche senza conoscere l’inglese una risata te la strappa, tanto sono comiche le sue espressioni facciali!
Nulla è prevedibile in uno spettacolo di Reggie Watts, e lui stesso è impossibile da etichettare: bianco? nero? comico? musicista?
Non rimane altro che lasciarti divertire dalla sua faccia da fumetto, mentre in modo geniale gioca con il linguaggio ed incanta con la sua formidabile voce.
Photo credit: flickr.com/photos/sufjancarney
quest’uomo è un grande!!!
(scusate la scarsa ricchezza del commento ma la giungla è composta anche da piccole cose… come questa piccola opinione!)